La Confcommercio ribadisce un secco No all`aumento dei canoni demaniali del 600% imposti dal decreto del presidente della Regione Siciliana n. 509 del 3 aprile 2013, su proposta dell`assessore al Territorio ed Ambiente Lo Bello. Un atto che aumenta di sei volte i canoni demaniali per tutti coloro che operano sul demanio marittimo: dagli stabilimenti balneari a ristoranti e alberghi, dai porti e porticcioli turistici ai chioschi e agli impianti di acquacoltura. Un aumento che si applica subito e ha valore retroattivo dal 1° gennaio 2013.
«Siamo favorevoli al riordino della gestione generale del demanio marittimo - spiega Riccardo Galimberti, presidente di Confcommercio Catania - ma non ci spieghiamo e contestiamo l`eccessiva attenzione che il Governo regionale pone sull`aumento dei canoni concessori sul demanio, tralasciando tutti gli altri importanti aspetti che non consentono agli operatori del settore di far sviluppare le loro attività, comportando gravi ripercussioni per lo sviluppo del settore, compreso l`indotto. Ogni imprenditore ha pianificato i propri investimenti ma alla luce di questi aumenti si è certi di vanificarli e aprire un contenzioso con la Regione. Così si va incontro alla chiusura certa delle aziende balneari e di tutte quelle che operano sul demanio».
Le imprese devono sostenere altri costi oltre a quelli del canone, tra i quali: pulizia e gestione della spiaggia e delle strutture fisse, servizio di assistenza alla balneazione, acquisto e manutenzione delle attrezzature, retribuzioni e oneri del personale dipendente, contributi previdenziali/assistenziali del titolare, Tarsu-Tia, imposte diverse, non dimenticando l`IMU e il 22% di IVA che grava solo sulle imprese balneari a differenza degli altri operatori turistici quali alberghi, ristoranti, ecc. che hanno mantenuto un`aliquota del 10%. Inoltre grava ancora la spada di Damocle della Direttiva Bolkenstein che nel resto d`Italia è stata rimandata, prorogando le concessioni sino al 2020, mentre in Sicilia non è stata ancora recepita, mantenendo uno stato di precarietà, incertezza e preoccupazione per il futuro delle stesse imprese balneari.
«A tal proposito - interviene Ignazio Ragusa del SIB, sindacato balneari di Confcommercio - abbiamo fatto ricorso per l`annullamento del decreto regionale dell`assessorato Territorio e Ambiente che si limita a prorogare la concessione demaniale fino al 31 dicembre 2015, senza recepire quella che è una legge nazionale, che invece prevede una proroga al 31 dicembre 2020 prescritta dall`articolo 34-duodecies del d.l. 18 ottobre 2012 numero 179, inserito dalla legge di conversione del 17 dicembre 2012 n.221. Ci chiediamo il perché di questa disparità di trattamento, del perché i nostri amministratori regionali non vogliono, o peggio, non riescono a rendersi conto degli investimenti fatti e dei danni che subiranno le imprese e il turismo dell`isola. Così facendo andranno a cancellare un sistema collaudato che ha creato economia e lavoro, non valorizzando l`esperienza di chi opera nel settore da decenni, sottraendo non solo una porzione di terreno ma soprattutto il know how, l`avvio dell`azienda che ha portato benefici all`indotto e creato flussi economici. Insieme al demanio, quindi, ogni imprenditore cederà anni e anni di lavoro, di investimenti e sacrifici».
Restando sempre pronti al dialogo e al confronto, le imprese del settore aderenti alla Confcommercio - SIB Sindacato Italiano Balneari chiedono al Governo regionale di rivedere il decreto, specialmente in un momento così drammatico per l`intero settore turistico, quello che dovrebbe essere settore trainante per l`economia dell`isola.
«Anche l`ARS si è espressa votando all`unanimità dei presenti - conclude Ragusa - una mozione che da indirizzo al presidente e all`assessore al Territorio e Ambiente a revocare il Decreto relativo all'aumento dei canoni demaniali del seicento per cento. Non ci spieghiamo l`atteggiamento di chiusura del Presidente e dell`assessore anche davanti all`orientamento manifestato dall`assemblea regionale e, tenuti sotto scacco da un decreto scellerato, mostriamo un pesante disagio nei tavoli di trattativa, ponendoci in una posizione che ci vede sottomessi e senza vie d`uscita».