Presentato stamattina in Confcommercio il report sulle botteghe sfitte a Catania, lavoro di ricerca certosina tra le vie dello shopping cittadino svolto per la FIMAA, l`associazione degli agenti immobiliari, da una stagista, la dott.ssa Giada Alù, grazie all`accordo quadro firmato dall`associazione dei commercianti con l`Università di Catania.
I dati della ricerca sono stati spiegati dal presidente provinciale della FIMAA Nino Nicolosi insieme al vice direttore di Confcommercio Giuseppe Cusumano, la dott.ssa Alù e il suo tutor Telly Sardo.
Sono 233 le botteghe censite senza conduttori in zone ad alta vocazione commerciale, un numero che certamente allarma la FIMAA che, senza volere per principio difendere gli interessi dei proprietari, lancia un grido d`allarme in favore del commercio che rischia di morire in centro città e parla addirittura di emergenza sociale se si tiene conto che sono tanti i cittadini che vivono grazie alla rendita delle botteghe.
«Abbiamo sensibilizzato i proprietari -, afferma Nino Nicolosi, presidente provinciale FIMAA - forti del fatto che gli agenti immobiliari trattano il 53% delle locazioni e delle vendite delle botteghe sfitte, affinchè abbassino i canoni di locazione iniziali, spiegando loro che un aumento graduale con l`introduzione dell`Istat al terzo anno è una buona strada da seguire. La mancanza di locazioni, oltre a creare desertificazione nel centro delle città, crea un danno erariale notevole sia al proprietario che allo Stato. Basti pensare che una bottega può rendere mediamente in queste zone un canone lordo di euro 12.000,00 annue,che moltiplicato per 229 botteghe porta ad una somma pari a euro 2.748.000,00. Detta mancata percezione di reddito, che abbiamo considerato su un campione limitato di zone, può comunque rendere l'esatta idea di cosa perdono i proprietari su tutto il territorio comunale e qual`è la naturale ricaduta negativa su tutta l'economia in generale. Altra considerazione deve essere rilevata per il fisco, che solo nell' ipotesi ristretta dei 2.748.000,00 euro subisce una perdita media valutabile a euro 1.000.000,00».
A Catania non ci sono i grandi possidenti di immobili (banche, enti, assicurazioni), ma la proprietà è frazionata tra tanti piccoli proprietari che integrano la rendita a bassi stipendi e addirittura alle pensioni.
Da qui l`emergenza sociale.
«Le proprietà immobiliari a Catania non risultano concentrate in testa a pochi proprietari -, spiega ancora Nicolosi - pertanto questo momento negativo colpisce tanti individui e di tutti i ceti sociali. La nostra analisi quindi non può essere equivocata quale difesa di una classe privilegiata ma una constatazione di un più vasto problema sociale. Anche l`amministrazione comunale deve intervenire, la mancanza di servizi, di pulizia, di verde curato, la scarsa manutenzione dei marciapiedi e dell`asfalto delle strade, la scarsa illuminazione fanno aumentare il numero delle botteghe non locate di un più 10%».
I proprietari delle botteghe, che siano locate o meno, hanno comunque il dovere di corrispondere l'IMU.
Detta imposta, che per la gran parte viene incassata dal comune, non viene dallo stesso reimpiegata neanche per la manutenzione ordinaria delle parti pubbliche.