«Parlare di lavoro in Sicilia in questo momento è un atto di coraggio» con queste parole Pietro Agen, vice presidente nazionale Confcommercio Imprese per l`Italia, ha aperto i lavori del convegno «Come cambia il lavoro» tenutosi ieri nel Salone Adunanze della Camera di Commercio di Catania.
Con lui, al tavolo dei relatori, il direttore generale Confcommercio Imprese per l`Italia Francesco Rivolta; il segretario provinciale della Fisascat Cisl Antonio Fiorenza; il segretario nazionale Uil Tucs Gabriele Fiorino e il direttore nazionale Ente Bilaterale del Terziario Giuseppe Zabbatino, per spiegare le novità contenute nella nuova legge sul lavoro e le ricadute che avrà sulle imprese.
«Non è la riforma che sognavamo - ha continuato Agen - ma rappresenta un grande risultato rispetto al punto di partenza: un segnale di apertura per la crescita e un passo avanti verso cambiamenti significativi. Per vedere le ripercussioni sul mercato del lavoro dovremo attendere la fine del 2013 o gli inizi del 2014, fino ad allora si prospetta una fase di stallo per la Sicilia, aggravata anche dai due passaggi elettorali di primaria importanza che ci attendono e che ci congeleranno in una polemica sterile per molto tempo, lasciandoci impantanati in un dibattito politico inutile quando il nostro territorio e la nostra economia hanno bisogno di interventi snelli e urgenti».
Non ha mancato di sottolineare gli ottimi rapporti che corrono tra la Confcommercio e i Sindacati, il vice presidente nazionale Agen, e la necessità di fare fronte comune, aziende e lavoratori, per combattere la crisi. Solo uniti, lavorando serenamente, si può cercare di salvare quanti più posti di lavoro.
Dura la posizione sulla riforma del lavoro del direttore generale di Confcommercio Imprese per l`Italia Francesco Rivolta, che considera il provvedimento del Governo inaccettabile, nonché pericoloso e non aperto al confronto con le parti sociali.
«Solo con la caparbietà e la pazienza della mediazione di Confcommercio - ha detto Rivolta - abbiamo cercato di salvaguardare la legge Biagi, l`ultima grande riforma che il Paese ha affrontato appena 10 anni fa, che ad oggi non è stata ancora pienamente attuata e non è stata sviluppata in tutte le sue potenzialità. E sebbene abbia prodotto risultati positivi, aveva messo per esempio a disposizione strumenti di flessibilità in entrata che hanno generato 3 milioni di posti di lavoro, si è deciso di modificarla. Perché?
Questa è una riforma sofferta non c`è dubbio. Nonostante la versione uscita dal percorso di approvazione parlamentare risulti migliorata per alcuni aspetti, in particolare con riferimento alla flessibilità in entrata, grazie al lavoro bipartisan, al quale abbiamo fortemente partecipato, questa riforma non ci ha convinto.
L'Europa - ha continuato il direttore generale di Confcommercio - ci chiedeva di introdurre maggiore flessibilità nel mercato del lavoro, garantendo al contempo un sistema di ammortizzatori più adeguato alla maggiore flessibilità e più omogeneo tra le diverse tipologie di impresa. Obiettivi utili ad avvicinare l`Italia al contesto europeo. Queste le risposte che dovevamo dare: ci siamo riusciti? Da parte nostra, e l`abbiamo detto con lealtà in tutto il percorso che ha portato alla legge, siamo convinti che questa riforma non ha colto nel segno!»
Le criticità della riforma, secondo Rivolta, attengono ai maggiori oneri, anche burocratici, per le imprese e ad un aumento del costo del lavoro.
Questo provvedimento poteva essere una grande occasione se nel ripensare complessivamente al mercato del lavoro si fosse messo mano anche agli strumenti che oggi sono chiamati con funzioni diverse ad attuare o a vigilare sulla applicazione delle nome.
A partire dagli ispettorati del lavoro che andavano orientati verso la repressione degli abusi, invece di pensare di eliminare gli abusi eliminando gli strumenti.
Sin dall`inizio Confcommercio ha evidenziato il rischio che si realizzasse un quadro rigido del mercato del lavoro, ricordando che il problema più grande del mercato del lavoro italiano non sono i contratti temporanei, bensì il lavoro nero e la mancanza di percorsi di occupabilità attraverso una maggiore e migliore integrazione tra la scuola e il lavoro oltre, naturalmente, ad una reale ripresa dell`economia e dei consumi interni.
Il convegno è stato utile per aiutare i datori ad arrivare preparati alla riforma del lavoro, scattano infatti nuove regole per assunzioni e licenziamenti e occorre codificare gli iter dei contratti in ingresso, a partire da quelli a termine, e le procedure di uscita.
Sono state illustrate le principali novità della riforma Fornero che coinvolgono i contratti a termine, l`apprendistato, i contratti a progetto e le partite Iva per quanto riguarda i provvedimenti in entrata, e i licenziamenti per motivi economici, l`invalidità del licenziamento e le dimissioni per quanto riguarda invece quelli in uscita.